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La storia

Radici forti da più di 60 anni

Dal 1955 le radici di Padergnone Vivai Viticoli Cooperativi continuano a crescere, diventando sempre più solide.

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La nostra storia rappresenta la forza e il tesoro della nostra produzione, sinonimo di eccellenza, passione e amore per il vivaismo e per il territorio.

Dal paese di Padergnone, in provincia di Trento, la nostra cooperativa si è ampliata e si è fatta conoscere a livello nazionale e internazionale.

La nostra storia

La struttura dei Vivai di Padergnone si è evoluta nel tempo, insieme ai suoi soci e alle nuove tecniche e strumentazioni per ottenere barbatelle sempre più di qualità.

Inizialmente la sede era un semplice ufficio per tenere la contabilità e i soci coltivavano e conservavano le barbatelle all’interno delle proprie aziende.

Nel 1971 fu poi assunto il primo direttore e nel 1975 furono ultimati i lavori della costruzione della sede.

La conservazione avveniva nel piano interrato della struttura attraverso la copertura delle radici con terra e sabbia.

Ampliamenti successivi e l’avvento delle celle frigorifere per la conservazione delle barbatelle hanno permesso maggiore stoccaggio e la crescita della produzione fino alla costruzione dell’ultima cella frigo che può contenere 2 milioni di barbatelle.

Negli anni non abbiamo mai smesso di rinnovarci sia nella logistica che nella ricerca.

Abbiamo ristrutturato la sede e gli uffici, il logo e l’immagine dell'azienda e abbiamo adottato le recenti tecniche e strumentazioni per garantire un prodotto sempre al passo con le richieste del mercato.

Una nota sul vivaismo viticolo

Il vivaismo viticolo nasce come soluzione agronomica al problema della Fillossera, afide proveniente dal continente americano che a partire dalla seconda metà dell’Ottocento cominciò a devastare i vigneti europei.

Questo insetto si manifestava come galle a livello delle foglie rallentando l’attività fotosintetica della pianta. Si vide che provocava danni anche all’apparato radicale, dove si formavano delle formazioni nodose che provocavano una perdita di capacità di suzione radicale portando alla morte la pianta.

Un primo rimedio fu quello di allagare i vigneti per asfissiare l’insetto; fu osservato anche che nei terreni sabbiosi non si manifestavano morie e le radici delle piante non erano attaccate.

La soluzione efficace fu trovata sperimentando la tecnica dell’innesto delle varietà europee su una porzione di tralcio americano. Questo perché le varietà americane, essendosi evolute insieme all’insetto, avevano le resistenze genetiche per i danni radicali.

Le diverse viti americane, Rupestris, Berlandieri, Riparia, vennero studiate e fra di esse vennero ibridate creando specifiche varietà di portinnesti che utilizziamo ancora oggi.